Dopo
diverse esperienze con la fotografia e il video ho sentito la necessità di
avere di nuovo un contatto con la materia. Da circa due anni il materiale con
cui lavoro è il tessuto d’arredo. Non mi è più possibile usare la tela bianca
come base del mio intervento: devo sentire sotto le mie mani una trama, un
disegno che preesiste. Un segno che anticipi il mio segno, che rimandi
simbolicamente a tutti i segni che lo hanno preceduto.
Lavoro
con tessuti pregiati, scampoli di rara bellezza o banali duplicazioni a
metraggio. Non ha importanza. Necessario è invece che si possa leggere un racconto dall’intrecciarsi dei disegni
lungo il tessuto.
Il
riferimento simbolico rimanda al concetto abitativo antecedente l’affermarsi
del design: spazi protetti, ovattati, claustrofobici.
Un
arredo che tutto doveva avvolgere e foderare con intenzioni neo-barocche.Mimetizzate
da tapezzerie e ricami le case erano così i capisaldi di quel buon gusto
rivolto ostinatamente al passato. Fortezze inespugnabili della tradizione e,
inevitabilmente, emblema del più ferreo conservatorismo.